giovedì 14 luglio 2011

IO LA NOTTE E I RICORDI.

Eccomi affacciato alla finestra a scrutare nel buio della sera, una notte di luglio calda. Vedo nel buio immagini in movimento: i fari di una macchina, un aereo con i suoi lampeggianti, una luce che si accende nella casa della valle e su in cielo le poche stelle offuscate dalla luce, laggiù in basso, sempre più luci che illuminano la pianura dove a dismisura crescono case e capannoni industriali.
Ma questa sera affacciato alla finestra mentre una leggera fresca brezza mi da sollievo, io solo,si accende il proiettore della mia memoria, vedo chiaro lo scorrere dei miei ricordi:
- Eccomi bambino sull'aia una sera a spannocchiare il granturco. Ora mi rivedo a scuola: il maestro che legge il mio tema sul primo Maggio. E ritorna alla mente il mio Primo Maggio a Castelfiorentino, le bandiere rosse, il canto della gente finalmente libera: Vieni o maggio
ti aspettan le genti
ti salutano
i liberi cuor...
Vedo il camion della trasferta, una parola che dice tutto: lontano dalla tua valle, dalla tua gente, via da amici e parenti...
Vedo le tante lotte sindacali, politiche per la pace; il lavoro nuovo.la mia famiglia.
Vedo mia madre, sempre vigile, sempre in angoscia per la precarietà del portafoglio, quel rincorrere i bisogni della famiglia.
E mio padre umile contadino ma animato da un grande senso di libertà, da padroni,da preti,e nello stesso tempo rispettoso verso la gente.
Ecco, rivedo lo zio Torquato: sempre attivo, sempre in silenzio, un silenzio che gridava di quanta ingiustizia fosse stato vittima in gioventù. Lui grande lavoratore ha subito la più tremenda ingiustizia che un padrone terriero potesse fare ad un giovane contadino: la disdetta all'inizio della vita lavorativa. E ricordo la sua morte, la morte di un uomo solo dentro una famiglia che le voleva bene, ricordo il suo ultimo respiro: colpito nel dolore profondo non volli che mani estranee lo toccassero e lo vestii a festa colui che di feste non ne faceva, sempre occupato nel podere o nella stalla, lavorare era la sua festa.
E mia nonna, grande cuoca, sempre presa dalla necessità di riempire bocche e la poca disponibilità della mensa.
E Renzo, mio fratello: molti mi rimproverano, hai scritto un libro di ricordi e non parli mai di Renzo, eppure oltre che per voi Martini una guida, un riferimento per tanta gente.
Come facciamo a descrivere la vita di un familiare, e come può un contadino che oltre all'affetto ha condiviso lavoro assieme, pensiero, difficoltà di ogni genere.
Io posso scrivere solo del vuoto immenso che mi è rimasto alla sua scomparsa; e mi accorgo giorno dopo giorno che non potrò più chiedere consigli,avere discussioni, a volte scontri verbali. ma sempre lo trovavi lì sotto la vettrice in Estate o alla stufa in inverno a parlare con la sua pacatezza e competenza.

E,il trascorrere della vita ogni tanto lieta molte volte amara, ma sempre vissuta con tanta passionalità, molte volte ingenuamente, ma mai con rinuncie preventive. La vita è una battaglia, dove non arrivi tu arriverà un tuo compagno, un amico un tuo simile.
E' ora di chiudere la finestra e i ricordi, domani sarà un altro giorno e se ci sarò sarà un altro regalo alla mia vita

Dal mio secondo libro: Radici contadine.

2 commenti:

Ambra ha detto...

Bello sentirti raccontare dei tuoi ricordi. Le tue non sono le parole aspre del momento in cui stiamo vivendo la sofferenza, ma quelle armoniose e addolcite dalla lontananza dal passato, anche se parlano di dolori vissuti.

Adriano Maini ha detto...

Grande, grande vecchia Toscana rossa! Ed un pizzico l'ho conosciuta in tempo reale.