lunedì 11 gennaio 2010

Mondo scomparso: Gabbiano

Alcuni ulivi sommersi dai rovi ultimi testimoni insieme al rudere della casa, anche essa seminascosta fra piante e rovi,di un podere che era un gioiello di coltivazione.
Vi abitava un ramo dei Martini che separati per sconfiggere la miseria ma rimasti uniti negli affetti.Quando passo di Gabbiano, una valletta a sud ovest del castello di Montebicchieri, un tempo abitata da diverse famiglie di mezzadri, ora da tempo le case sono abbandonate, i terreni vengono coltivati saltuariamente
La prima volta che venni in Gabbiano dai Martini fu nel 1945. Finita la guerra i tre fratelli Martini vollero festeggiare con tutti i parenti il ritorno dalla guerra tutti e tre sani e salvi. Venne Santi il cugino più intimo di mio padre, avevano la stessa età,ad invitarci e mio padre accettò.
Una domenica mattina attaccò la cavalla al calesse e andammo al desinare. Un viaggio interminabile mi sembrò, da Castelnuovo d'Elsa salimmo a Coiano,poi la discesa in Orlo,
mi ricordo che per frenare c'era una maniglia che girata azionava il freno alle ruote, la cavalla andava a passo e fu lunga dopo essere passati da il Leccio, la Serra arrivammo a Bartalino, ora vicino il motocros. Prendemmo la via di campo e il mio babbo scese e condusse la cavalla a mano fino in Gabbiano. Vedere Gabbiano allora era come vedere un giardino adesso, tutta la valle era coltivata a prode di viti nella valle, tutte le fosse ripulite i filari tutti ordinati. la casa ai piedi della collina tutta lavorata e i filari degli ulivi arrivavano sino al castello.La casa ben tenuta con davanti una piccola sorgente che sgorgava in una pilla.
Al nostro arrivo abbracci e saluti a non finire eravamo tante persone. A mezzogiorno
o giù di lì ci mettemmo a tavola, non stò a elencare le pietanze, non finivano mai di portare in tavola, mi fanno sorridere quelli che credono di mangiare bene adesso, allora c'era tutto genuino,poi la tradizione voleva che ai pranzi si abbondava.
Quanto mangiai!! ero ubriaco dal mangiare. Fù in quella occasione che conobbi Severino che poi negli anni siamo diventati come fratelli, purtroppo ora scomparso.
Grande e serio lavoratore ma persona brillante,le sue battute sono ancora ricordate dagli amici. Lasciammo dopo il pranzo e i saluti Gabbiano una valle che sembrava un giardino.
Ora passo, osservo i ruderi della casa, cammino sui sentieri tracciati dai cinghiali e dai cacciatori, nella macchia un coccio di un coppo ultimo ricordo di una famiglia a me cara.
Come si fà a non rimpiangere un mondo contadino che teneva l'ambiente a misura d'uomo, e come si fà a non ricordare i tanti contadini che malgrado, sfruttati dagli agrari, lavoravano con competenza e passione le nostre campagne.

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