martedì 29 dicembre 2009

via Francigena: chiesa di Coiano 960 vald'Elsa

I CERVELLI DEI CONVEGNI

L'Italia è il paese dei convegni, non per nulla ci sono molte strutture come: ville antiche,alberghi, fattorie,ecc. Ai convegni si invitano personalità di prestigio, insigni professori,dirigenti di aziende, cardinali, ministri. Insomma la crema del sapere. I convegni durano due, tre giorni,relazione introduttiva poi a pranzo. Al pomeriggio interventi settoriali a volte con numeri e proiezioni dove il cervello del settore si impegna a far capire che è lui che sa tutto. Cena. Al mattino visita a qualcosa di cui si discute,ultimi interventi poi pranzo. pomeriggio le conclusioni tratte da un ministro ho un parlamentare importante, che non fà altro che ripetere le cose dette da altri. FINE
Sono passati moltissimi decenni che si fanno convegni come. Il ripopolamento delle zone contadine, del ripopolamento della montagna, l'istituzione dei parchi, ma se un contadino deve ristrutturare lo stallino del maiale deve girare mesi da un ufficio all'altro: ci sono vincoli paesaggistici e cose varie che alla fine si stufa e torna in paese, mentre le famose cascine, da fieno vengono ristrutturate e diventano seconde case per facoltosi cittadini.
l'esempio più ridicolo sono i convegni sulla via Francigena: ne vengono fatti da decine di anni, c'è voluto decenni prima di fare una segnaletica decente.
Non sò quanto può costare decine di convegni, sò per esperienza pratica che chi attraversa la Toscana e parte del Lazio settentrionale deve fare miracoli in Estate per trovare acqua da bere, sarebbe meglio che ai convegni si facesse parlare meno i cervelli-so tutto- e invitare chi sulla propria pelle ha sofferto la sete in una regione dove camminando vediamo una piscina ogni casolare,e sul percorso non trova una fontanella, che ha inpiantarla costa tanto meno di un convegno.
E la difesa del suolo, quanti convegni, ma poi finisce tutto nel nulla,
Meno discorsi nei palazzi e scendere di più fra la gente: Quella che corre ogni volta che avviene un disastro a sopperire alla incuria di chi fa tanti discorsi pomposi e lascia che tutto vada in malora.

venerdì 25 dicembre 2009

le cartucce abbandonate.

Ho visitato la Brentina bosco nel comune di Montaione, che dire, quasi una foresta. Un bosco da incorniciare per la bellezza delle piante,dei ripidi pendii con a tratti macchie impenetrabili, nel fondo dove nasce il torrente Chiecina, piante che vanno dritte al cielo, in questo bosco magico è il regno del tartufo bianco in cima al bosco nella parte più selvaggia quello sopra i calanchi è un posto da incanto. Peccato che degli incoscenti cacciatori, una minoranza spero, si piazzano sul crinale dietro alle tante ginestre e rovi e fanno il tiro a volo, niente di contrario ma i bossoli non pesano niente, a fine battuta portateli via, le bottiglie di plastica pure. non si può vedere un posto cosi bello con piazzole di caccia con cartucce sparate intorno. Io non l'ho con la caccia o con i cacciatori, io sono uno che cammina, ma non lascio tracce scomode al mio passaggio, così devono fare tutti.
Che dire!ci vuole più guardie? nò! ci vuole più compattezza e più riflessione da parte dei cacciatori più responsabili, che sono i più,è troppo tempo che siete sul mirino di molti che vi indicano sbagliando come i responsabili della diminuzione degli uccelli, senza nominare il maggiore responsabile della distruzione degli uccelli l'uso di diserbanti e veleni vari in agricoltura. Fa male vedere tanti bossoli abbandonati nel bosco più bello della zona. Ma cacciatori! finitela col dire io nò!ci sono categorie, federcaccia, arci caccia ecc mettetevi d'accordo e una mattina andate a raccogliere le cartucce, non aspettate che vadano qualche scolaresca, sarebbe pericoloso,e fate una campagna al vostro interno per difendere i vostri diritti, non lasciate a pochi il discredito ulteriore della vostra attività nel tempo libero.

lunedì 21 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

la neve

Ecco una bella nevicata, non c'è che dire, proprio bella, e subito cominciano le difficoltà: Strade inbiancate, difficoltà di muoversi, oggi che tutto è veloce non si può circolare come il vivere convulso richiede, tutti si lamentano, si rimanda il fare a tempi migliori. Insomma nel nostro tempo una nevicata è una quasi sciagura. I giornali, le televisioni,drammatizzano, forse hanno ragione: l'Italia centrosettentrionale sotto la morsa del freddo e della neve!.
HO Maresco,ma ti ricordi il proverbio: sotto la neve il pane....., sotto l'acqua la fame, Si diceva che la neve era necessaria per le sorgenti, per il bosco, combatteva gli insetti ecc. Ho come fai ora ad adorare la neve mandando in bestia quasi tutti?
Ora che il grano viene chissa da dove, ora che gli insetti basta spruzzare....
Sono stato sempre un can guasto!, io la cosa la vedo così:
Che nevicata! tutto è coperto tutto è sotto la divisa candida della neve. sarà per poco tempo tutto candido, non si vedono più le tante porcherie gettate lungo le scarpate delle strade, non si vedono più i terreni gialli dell'erba bruciata dal diserbante, non si vede più la legna dei rami lasciati per terra dai boscaioli, ecc,
tutte le porcherie lasciate dal vivere moderno. E si rallenta la vita cnvulsa per un giorno forse due, poi ritornerà tutto come prima.
Lasciatemi, per l'attimo di una nevicata, guardare il mondo candido e pulito e dopo ritorneremo alle nostre consuete mansioni, io guarderò distratto,aspettando che l'imbianchino metereologico ricopra, almeno per poco, per quasi un attimo, le nostre nefandezze.

mercoledì 16 dicembre 2009

I CONDUCENTI DI SOMARI

Quando da bambino,molti anni fà, vedevo dalla finestra passare diversi barrocci trainati da asini vedevo il conducente ho sebuto a cassetta, ho dietro all'animale.
A volte l'asino stava troppo ai lati della carreggiata e il distratto guidatore si trovava suo malgrado con una ruota in un fossato o nella peggio ipotesi il barroccio si ribaltava.Ma allora non c'era scelta! bisognava scendere dal barroccio e affrontare la emergenza in modo assoluto. Ma se il conducente dell'asino stava davanti e teneva ben salde le guide l'asino sarebbe stato nella retta via.

La faccio lunga per arrivare al dilemma di sempre:non c'è mai stato spazio alla prevenzione. Si è lesinato soldi a lavori preventivi nel passato, fino al punto che ora le risorse a disposizione non bastano per rincorrere le tante emergenze.
Ma a differenza degli asini potevamo scegliere noi i conducenti e potevamo farli scendere se stavano troppo --a cassetta--NON LO ABBIAMO FATTO è QRA i conducenti ci guidano da seduti e si limitano- a guardare il barroccio nel fossato.
Così è specialmente in fatto di clima a livello mondiale: tante -ciance- ma ognuno vuole spegnere il camino dell'altro e lasciare fumare il suo.
Ma chi ha ragione? forse nessuno, ma certo anno ragione di più quelle nazioni che si sono viste depredare per secoli le loro risorse per fare fumare i cammini nostri.
Come si fà a dire che ha torto quel presidente sudamericano quando dice che i paesi ricchi salvano le banche con centinaia di miliardi e non spendono un centesimo per l'ambiente.

CI LASCIAMO, NOI SOMARI, GUIDARE QUESTA VOLTA NEL BURRONE? STà A NOI RIMEDIARE!

lunedì 7 dicembre 2009

mercoledì 2 dicembre 2009

Tresanti, il ritorno.

Salgo a Volteggiano e sono in cielo,e mentre salivo ricordavo la stessa strada bianca, il bosco poi la chiesa,poi la collina silenziosa, solo un contadino potava un filare di viti, poi silenzio. Alle case che incontravo tutto chiuso la strada era la stessa di tanti anni fà, solo ogni tanto una frettolosa macchina passava,riconoscevo le case dalla collina, dalle curve che avevano: dicevo a Chiara quì ci stava Amina una dei Calvani, quì ci stava il Nigi,ecco, in quella casa ci stava il pastore Caino, grande burlone,poi vedo la colombaia dei Calvani.
I ricordi dell'infanzia riaffiorano, cammino ora in silenzio dopo avere oltrepassato il borgo, e ripenzo a quanta vita c'era allora in queste colline,le camminate scalzo nella polvere, le corse qiù nella Pesciola con la capra stellina ed il cane,al pomeriggio la salita in colombaia a levare i graticci dei fichi e una volta in cima imitavo la civetta,poi alla domenica tutti alla chiesa che era distante dalla fattoria e dal borgo, un sentiero scorciava il tragitto. Lo cerco, niente, solo i cipressi sono rimasti, poi è tutto macchia. continuo il cammino in salita, ecco il cimitero, nel muro trovo le lapidi sbiadite di zio Faustino e zia Maria, quanta riconoscanza debbo a questa zia, donna eccezionale sempre in disparte sempre presente quando c'èra bisogno,non trascurava nulla e non appariva la massaia molte volte descritta come prepotente verso i figli le nuore...zia Maria no! c'èra sempre al momento giusto e sembrava che fosse lì per caso. Dopo il cimitero una colonica adibita a canile, e poi San Matino a Maiano, tutto un abbandono, solo gatti poi un borgo completamente abbandonato.
La collina è bella ma non c'è vita, molte case abbandonate, franate, altre restaurate e recintate. Non sò chi delle due apprezzo: le prime fanno male a vederle ridotte a ruderi, le altre, anche se anno giardini e piscine sembrano prigioni per benestanti.Non mi si faccia la domanda stupida di sempre: era meglio prima o ora?
Non rinpiango la vita grama che si faceva sulle colline, ma ricordo la gente: la vita. C'èra vita a volte triste molte volte gaia. Ora passi, cani feroci ti abbaiano dalle recinzioni, cani di razza, io rimpiango l'abbaiare dei cani bastardi, l polli a raspare intorno ai pagliai, l'odore aspro delle concimaie, e le tante voci..... Basta coi ricordi, vecchio Maresco quarda e ammira quei coltivi moderni che Giovani contadini portano avanti con tanti sacrifici augurando a loro di non vedere qeullo che ho visto io. La morte lenta del mondo contadino tradizionale.

martedì 1 dicembre 2009

percorso treking I CALANCHI DI SAN MARTINO

Si raggiunge Castelfiorentino e passando attraverso il paese si prende la strada per Certaldo, seguire l'indicazione Uliveto, all'incrocio per il castello si lascia l'auto.
Si inizia il cammino all'indicatore Poggio Antico si prende e subito la strada bianca sale, In cima Voltiggiano,poi Tresanti, dopo Poggio Antico si continua a sinistra in discesa, poi sale fino alla fattoria San Martino alle Fonti, altro tratto, prima in discesa, poi in salita in un paesaggio di bosco, cipressi, e calanchi si scende ad un bivio sul ciglio a destra una grande querce, a destra e poco più avanti lo spettacolo dei calanchi. all'ultima casa sulla destra quando la strada finisce fare attenzione: sulla destra dietro la casa seguire una frecciatura c.a.i -bianco rossa- che scende verso una uliveta, seguire le freccie negli ulivi e dopo poco si trova una viottola che scende ripida nella valle- bene segnalata, si arriva in valle. Dopo poco abbandonare la segnaletica per seguire la viottola lungo il rio e dopo un lungo tratto si trova l'asfalto. Andare fino ad incontrare la strada provinciale. A destra e camminando sulla banchina della suddetta strada ritorniamo alla macchina.

Bel percorso, dopo la bella salita dentro il bosco ecco Voltiggiano e tanto panorama. il percorso è tutto in alto fra casali fattorie, vigne, ulivi, boschi. Poi i bei calanchi, uno scenario unico!!!! e sempre la visione del bel castello di uliveto. Lo consiglio.