martedì 29 dicembre 2009

via Francigena: chiesa di Coiano 960 vald'Elsa

I CERVELLI DEI CONVEGNI

L'Italia è il paese dei convegni, non per nulla ci sono molte strutture come: ville antiche,alberghi, fattorie,ecc. Ai convegni si invitano personalità di prestigio, insigni professori,dirigenti di aziende, cardinali, ministri. Insomma la crema del sapere. I convegni durano due, tre giorni,relazione introduttiva poi a pranzo. Al pomeriggio interventi settoriali a volte con numeri e proiezioni dove il cervello del settore si impegna a far capire che è lui che sa tutto. Cena. Al mattino visita a qualcosa di cui si discute,ultimi interventi poi pranzo. pomeriggio le conclusioni tratte da un ministro ho un parlamentare importante, che non fà altro che ripetere le cose dette da altri. FINE
Sono passati moltissimi decenni che si fanno convegni come. Il ripopolamento delle zone contadine, del ripopolamento della montagna, l'istituzione dei parchi, ma se un contadino deve ristrutturare lo stallino del maiale deve girare mesi da un ufficio all'altro: ci sono vincoli paesaggistici e cose varie che alla fine si stufa e torna in paese, mentre le famose cascine, da fieno vengono ristrutturate e diventano seconde case per facoltosi cittadini.
l'esempio più ridicolo sono i convegni sulla via Francigena: ne vengono fatti da decine di anni, c'è voluto decenni prima di fare una segnaletica decente.
Non sò quanto può costare decine di convegni, sò per esperienza pratica che chi attraversa la Toscana e parte del Lazio settentrionale deve fare miracoli in Estate per trovare acqua da bere, sarebbe meglio che ai convegni si facesse parlare meno i cervelli-so tutto- e invitare chi sulla propria pelle ha sofferto la sete in una regione dove camminando vediamo una piscina ogni casolare,e sul percorso non trova una fontanella, che ha inpiantarla costa tanto meno di un convegno.
E la difesa del suolo, quanti convegni, ma poi finisce tutto nel nulla,
Meno discorsi nei palazzi e scendere di più fra la gente: Quella che corre ogni volta che avviene un disastro a sopperire alla incuria di chi fa tanti discorsi pomposi e lascia che tutto vada in malora.

venerdì 25 dicembre 2009

le cartucce abbandonate.

Ho visitato la Brentina bosco nel comune di Montaione, che dire, quasi una foresta. Un bosco da incorniciare per la bellezza delle piante,dei ripidi pendii con a tratti macchie impenetrabili, nel fondo dove nasce il torrente Chiecina, piante che vanno dritte al cielo, in questo bosco magico è il regno del tartufo bianco in cima al bosco nella parte più selvaggia quello sopra i calanchi è un posto da incanto. Peccato che degli incoscenti cacciatori, una minoranza spero, si piazzano sul crinale dietro alle tante ginestre e rovi e fanno il tiro a volo, niente di contrario ma i bossoli non pesano niente, a fine battuta portateli via, le bottiglie di plastica pure. non si può vedere un posto cosi bello con piazzole di caccia con cartucce sparate intorno. Io non l'ho con la caccia o con i cacciatori, io sono uno che cammina, ma non lascio tracce scomode al mio passaggio, così devono fare tutti.
Che dire!ci vuole più guardie? nò! ci vuole più compattezza e più riflessione da parte dei cacciatori più responsabili, che sono i più,è troppo tempo che siete sul mirino di molti che vi indicano sbagliando come i responsabili della diminuzione degli uccelli, senza nominare il maggiore responsabile della distruzione degli uccelli l'uso di diserbanti e veleni vari in agricoltura. Fa male vedere tanti bossoli abbandonati nel bosco più bello della zona. Ma cacciatori! finitela col dire io nò!ci sono categorie, federcaccia, arci caccia ecc mettetevi d'accordo e una mattina andate a raccogliere le cartucce, non aspettate che vadano qualche scolaresca, sarebbe pericoloso,e fate una campagna al vostro interno per difendere i vostri diritti, non lasciate a pochi il discredito ulteriore della vostra attività nel tempo libero.

lunedì 21 dicembre 2009

sabato 19 dicembre 2009

la neve

Ecco una bella nevicata, non c'è che dire, proprio bella, e subito cominciano le difficoltà: Strade inbiancate, difficoltà di muoversi, oggi che tutto è veloce non si può circolare come il vivere convulso richiede, tutti si lamentano, si rimanda il fare a tempi migliori. Insomma nel nostro tempo una nevicata è una quasi sciagura. I giornali, le televisioni,drammatizzano, forse hanno ragione: l'Italia centrosettentrionale sotto la morsa del freddo e della neve!.
HO Maresco,ma ti ricordi il proverbio: sotto la neve il pane....., sotto l'acqua la fame, Si diceva che la neve era necessaria per le sorgenti, per il bosco, combatteva gli insetti ecc. Ho come fai ora ad adorare la neve mandando in bestia quasi tutti?
Ora che il grano viene chissa da dove, ora che gli insetti basta spruzzare....
Sono stato sempre un can guasto!, io la cosa la vedo così:
Che nevicata! tutto è coperto tutto è sotto la divisa candida della neve. sarà per poco tempo tutto candido, non si vedono più le tante porcherie gettate lungo le scarpate delle strade, non si vedono più i terreni gialli dell'erba bruciata dal diserbante, non si vede più la legna dei rami lasciati per terra dai boscaioli, ecc,
tutte le porcherie lasciate dal vivere moderno. E si rallenta la vita cnvulsa per un giorno forse due, poi ritornerà tutto come prima.
Lasciatemi, per l'attimo di una nevicata, guardare il mondo candido e pulito e dopo ritorneremo alle nostre consuete mansioni, io guarderò distratto,aspettando che l'imbianchino metereologico ricopra, almeno per poco, per quasi un attimo, le nostre nefandezze.

mercoledì 16 dicembre 2009

I CONDUCENTI DI SOMARI

Quando da bambino,molti anni fà, vedevo dalla finestra passare diversi barrocci trainati da asini vedevo il conducente ho sebuto a cassetta, ho dietro all'animale.
A volte l'asino stava troppo ai lati della carreggiata e il distratto guidatore si trovava suo malgrado con una ruota in un fossato o nella peggio ipotesi il barroccio si ribaltava.Ma allora non c'era scelta! bisognava scendere dal barroccio e affrontare la emergenza in modo assoluto. Ma se il conducente dell'asino stava davanti e teneva ben salde le guide l'asino sarebbe stato nella retta via.

La faccio lunga per arrivare al dilemma di sempre:non c'è mai stato spazio alla prevenzione. Si è lesinato soldi a lavori preventivi nel passato, fino al punto che ora le risorse a disposizione non bastano per rincorrere le tante emergenze.
Ma a differenza degli asini potevamo scegliere noi i conducenti e potevamo farli scendere se stavano troppo --a cassetta--NON LO ABBIAMO FATTO è QRA i conducenti ci guidano da seduti e si limitano- a guardare il barroccio nel fossato.
Così è specialmente in fatto di clima a livello mondiale: tante -ciance- ma ognuno vuole spegnere il camino dell'altro e lasciare fumare il suo.
Ma chi ha ragione? forse nessuno, ma certo anno ragione di più quelle nazioni che si sono viste depredare per secoli le loro risorse per fare fumare i cammini nostri.
Come si fà a dire che ha torto quel presidente sudamericano quando dice che i paesi ricchi salvano le banche con centinaia di miliardi e non spendono un centesimo per l'ambiente.

CI LASCIAMO, NOI SOMARI, GUIDARE QUESTA VOLTA NEL BURRONE? STà A NOI RIMEDIARE!

lunedì 7 dicembre 2009

mercoledì 2 dicembre 2009

Tresanti, il ritorno.

Salgo a Volteggiano e sono in cielo,e mentre salivo ricordavo la stessa strada bianca, il bosco poi la chiesa,poi la collina silenziosa, solo un contadino potava un filare di viti, poi silenzio. Alle case che incontravo tutto chiuso la strada era la stessa di tanti anni fà, solo ogni tanto una frettolosa macchina passava,riconoscevo le case dalla collina, dalle curve che avevano: dicevo a Chiara quì ci stava Amina una dei Calvani, quì ci stava il Nigi,ecco, in quella casa ci stava il pastore Caino, grande burlone,poi vedo la colombaia dei Calvani.
I ricordi dell'infanzia riaffiorano, cammino ora in silenzio dopo avere oltrepassato il borgo, e ripenzo a quanta vita c'era allora in queste colline,le camminate scalzo nella polvere, le corse qiù nella Pesciola con la capra stellina ed il cane,al pomeriggio la salita in colombaia a levare i graticci dei fichi e una volta in cima imitavo la civetta,poi alla domenica tutti alla chiesa che era distante dalla fattoria e dal borgo, un sentiero scorciava il tragitto. Lo cerco, niente, solo i cipressi sono rimasti, poi è tutto macchia. continuo il cammino in salita, ecco il cimitero, nel muro trovo le lapidi sbiadite di zio Faustino e zia Maria, quanta riconoscanza debbo a questa zia, donna eccezionale sempre in disparte sempre presente quando c'èra bisogno,non trascurava nulla e non appariva la massaia molte volte descritta come prepotente verso i figli le nuore...zia Maria no! c'èra sempre al momento giusto e sembrava che fosse lì per caso. Dopo il cimitero una colonica adibita a canile, e poi San Matino a Maiano, tutto un abbandono, solo gatti poi un borgo completamente abbandonato.
La collina è bella ma non c'è vita, molte case abbandonate, franate, altre restaurate e recintate. Non sò chi delle due apprezzo: le prime fanno male a vederle ridotte a ruderi, le altre, anche se anno giardini e piscine sembrano prigioni per benestanti.Non mi si faccia la domanda stupida di sempre: era meglio prima o ora?
Non rinpiango la vita grama che si faceva sulle colline, ma ricordo la gente: la vita. C'èra vita a volte triste molte volte gaia. Ora passi, cani feroci ti abbaiano dalle recinzioni, cani di razza, io rimpiango l'abbaiare dei cani bastardi, l polli a raspare intorno ai pagliai, l'odore aspro delle concimaie, e le tante voci..... Basta coi ricordi, vecchio Maresco quarda e ammira quei coltivi moderni che Giovani contadini portano avanti con tanti sacrifici augurando a loro di non vedere qeullo che ho visto io. La morte lenta del mondo contadino tradizionale.

martedì 1 dicembre 2009

percorso treking I CALANCHI DI SAN MARTINO

Si raggiunge Castelfiorentino e passando attraverso il paese si prende la strada per Certaldo, seguire l'indicazione Uliveto, all'incrocio per il castello si lascia l'auto.
Si inizia il cammino all'indicatore Poggio Antico si prende e subito la strada bianca sale, In cima Voltiggiano,poi Tresanti, dopo Poggio Antico si continua a sinistra in discesa, poi sale fino alla fattoria San Martino alle Fonti, altro tratto, prima in discesa, poi in salita in un paesaggio di bosco, cipressi, e calanchi si scende ad un bivio sul ciglio a destra una grande querce, a destra e poco più avanti lo spettacolo dei calanchi. all'ultima casa sulla destra quando la strada finisce fare attenzione: sulla destra dietro la casa seguire una frecciatura c.a.i -bianco rossa- che scende verso una uliveta, seguire le freccie negli ulivi e dopo poco si trova una viottola che scende ripida nella valle- bene segnalata, si arriva in valle. Dopo poco abbandonare la segnaletica per seguire la viottola lungo il rio e dopo un lungo tratto si trova l'asfalto. Andare fino ad incontrare la strada provinciale. A destra e camminando sulla banchina della suddetta strada ritorniamo alla macchina.

Bel percorso, dopo la bella salita dentro il bosco ecco Voltiggiano e tanto panorama. il percorso è tutto in alto fra casali fattorie, vigne, ulivi, boschi. Poi i bei calanchi, uno scenario unico!!!! e sempre la visione del bel castello di uliveto. Lo consiglio.

mercoledì 25 novembre 2009

Dal castello a sinistra in salita nella strada bianca che sale fra roccia e lecci in un paesaggio molto bello. Poi la strada spiana e sempre bosco si arriva ad un laghetto con ninfe.Quì fare attenzione:lasciare la strada e scendere a destra nella viottola con segnali bianco rossi, poi diventa sentiero e dopo una lieve ma lunga discesa si giunge su una larga strada bianca. Andare a sinistra e dopo un agriturismo sulla sinistra comincia a salire lievemente. All'asfalto a sinistra e siamo in Tegoia.Dopo avere attraversato il paese la strada ridiventa bianca e sale fra grandi castagni. Sulla sinistra c'è un monumento a due partigiani avanti e dopo la curva a destra una dritta, in cima sulla destrac'è un cancello da bestiame apritelo e a pochi metri c'è il monumento a Enrico Rampinelli medaglia d'oro della resistenza. Ritornate indietro a destra si sale alla pieve di Molli. Dalla pieve si sale al cimitero e sulla sommità del monte, a destra e subito a sinistra, sempre seguire la frecciatura si passa con sotto una cava di marmo, all'incrocio sempre a destra e si scende ad una sellaa sinistra e da quì comincia la valle dell'Elsa. La strada bianca sconnessa scende in rapidità in valle e dopo avere visto il ruscello formarsi si raggiunge la macchina. Bello davvero!!!! questo percorso. - Chi vuole sapere di più sulla battaglia partigiana di campo Molli clicchi a gooble: sovicille medaglia d'oro.-
Dal pozzo andare a destra nel sentiero che attraverso un bel bosco folto si raggiunge il castello del Piano.

foto che segue

Da dove incomincia la vald'Elsa. treking

Dalla foto sotto incomincia il percorso e si lascia l'auto.
Come si raggiunge questo percorso: Uscita Colle sud, seguire l'indicatore Grosseto e proseguire la strada per questa località. Quando vediamo sulla destra una centrale Enel e la strada comincia a salire, tre curve poi una dritta in salita fare attenzione: sulla sinistra il cartello giallo cava Marronettone, si lascia l'auto e ci incamminiamo verso il monte nella valle stretta, dopo poco fare attenzione sulla destra sotto c'è un pozzo murato

martedì 24 novembre 2009

il tacchino

Volando come vola il tacchino-canta Guccini, vedendo tanti tacchini chiusi in capannoni a ingrassare con lieve margine di spostamento, ieri mi sono posto questo interrogativo: ho che i tacchini possono volare?? Poi mi è venuta alla memoria che il tacchino volava, anche se goffamente quando lo chiamavamo LUCIO,quando raspava intorno alle nostre coloniche, quando era un infaticabile cacciatore di insetti, si diceva che cacciava anche le vipere. Poveri tacchini! non vengono più chiamati col nomignolo di luci, ma che vita! ammucchiati, sopra il loro sterco,in centinaia dentro capannoni, tutti uguali, tutti in attesa di essere spogliati e messi negli scaffali di supermercati col loro cartellino di peso, di qualità!.

Ieri, per rimediare ad uno sbaglio di percorso, ho dovuto passare vicino ad un allevamento di tacchini, appena passavo davanti un capannone appena mi vedevano era un coro. non c'era sbagli erano tacchini e belli. Almeno la voce era rimasta come un tempo.............

lunedì 23 novembre 2009

sabato 21 novembre 2009

treking: Treggiaia -Chiesa Riparia-Montecastello.

Pomeriggio di sole, ieri,dove andiamo? Montecastello? si. Partiamo presto,noi quando decidiamo il cammino pranziamo presto perchè a Novembre avanzata le giornate sono corte. Mi limito a descrivere il percorso, mi sono alzato presto perchè stamani altra camminata con gli amici del Buon Cammino di San Miniato.

Come si raggiunge il percorso che porta il titolo.
Da Pontedera si prende la tosco Romagnola in direzione Firenze, dopo un km in località La Rotta,si raggiunge il cimitero dove c'è un ampio parcheggio.
da Firenze superstrada per Pisa, si esce a Montopoli e si continua verso Pontedera dopo subito il ponte che scavalca la ferrovia fare attenzione alla prima strada a sinistra segnavia Palaia prenderla dopo poco curvare sul ponte che scavalca la ferrovia e subito sotto alla superstrada pochi metri avanti e c'è il parcheggio del cimitero.
Ci incamminiamo a destra in discesa, in fondo a sinistra verso la collina,dopo 100 metri sulla destra c'è la bella segnalazione del treking Pontedera al quale và una lode.Seguire il cartello che dice Treggiaia 1 0ra,e 51 noi ci abbiamo messo meno vabè... la frecciatura è bianco rossa e un'atra arancione.tutto il percorso è segnalato alla perfezione basta seguire Treggiaia.dopo avere atraversato un lunghissimo bosco che sale in progressione.una stradina bianca vi conduce in Treggiaia,dopo avere visitato il paese si ritorna indietro e ci si incammina verso il cimitero, da quì si sale al santuario Madonna della Ripaia. E quì un panorama straordinario!!!!!!!!! A sinistra della chiesa c'è il sentiero che vi riporta sulla strada che avete fatto in precedenza e avrete visto il cartello Montecastello lo prendete e dopo una viottola ripida si raggiunge la valletta. Qui fate attenzione!i segnali treking mandano in due direzioni sempre per Montecastello,prendere la più corta quella a sinistra e dopo avere lasciato a destra un grosso palazzo si sale verso Montecastello, alla prima casa a destra con piscina-agriturismo Montecastello fare attenzione ,sulla sinistra bene segnalata c'è una tomba preistorica si può visitare dall'esterno, Si continua da li sino al paese storico si visita e poi andiamo in direzione del cimitero seguendo l'indicazione treking Ponte alla Navetta, si oltrepassa il cimitero e si continua in discesa nella strada bianca che vi riconduce al punto di partenza. Questo è un percorso favoloso!!!!!!!!! Quasi tutto in boschi.e i due paesi storici meritano vederli.lo consiglio

giovedì 19 novembre 2009

Berignone Volterra

Martedì scorso io e Chiara abbiamo esaudito un desiderio covato da tempo: camminare nella foresta di Berignone e l'abbiamo fatto alla nostra maniera. partendo da Volterra.
Non descrivo, come altre volte, il percorso fatto mi limito a descrivere le tante emozioni che ho provato.
BERIGNONE
Che silenzio,lassù
fra le rovine del castello
che bellezza è la foresta.
Quardi all'infinito... sono foglie colorate
sono in attesa di cadere
quando soffierà il maestrale
o la fredda tramontana.
Oggi il cielo è sereno
c'è calma di vento
sono i giorni di san Martino.
Cammino nel sentiero
tracce di animali, forse ci guardano,
o forse si allontanano sentendoci arrivare.
Che silenzio ora nel bosco
ora è parco
una sbarra vieta il traffico
se vuoi entrare gamba,niente motori.
Ma nel silenzio, mentre commino
col pensiero vado a ritroso
verso un tempo non tanto lontano,
a quando per vivere
centinaia di uomini
boscaioli, carbonai, minatori di lignite
lavoravano e vivevano
giorni duri di fatica e di stenti
nella foresta di Berignone
Abitavano in capanne improvvisate
non lontane dal torrente
lontani dalla famiglia e dal paese
lavoravano sotto la pioggia
con la neve.
Tagliare la legna con l'accetta
nelle gole scoscese dei torrenti
per poi dopo mesi
tornare a casa
e portare quei pochi soldi
che non bastavano mai
per sfamare la famiglia.
Bruciava lenta la carbonaia
giorni e notti lente da passare
ad aspettare che il carbone fosse cotto.
E il pensiero a casa...tua moglie?.. i figli...
le lunghe interminabili notti
sentivi il battere della pioggia,
giù in basso lo scrosciare del torrente
coperto da un logoro pastrano...
A fine lavoro ritornavi lento a piedi
con l'ascia a spalla
e il nero fagotto
verso il paese lontano
passavi da fattorie
con giardini e parchi
ville sontuose.
Ti toglievi il cappello
se passava il nobile padrone
un fattore o un prete.
Loro erano stati al caldo
non conoscevano le fatiche
non sapevano come era duro lavorare
con pane raffermo e fichi secchi.
Penso a loro mentre cammino
quasi mi vergogno
a camminare per sport in questo luogo
Ma credo sianecessario vedere e ricordare.
Penso a quella staffetta partigiana
trucidata dai nazisti nel 1944
morto per la libertà.
Il nome di battaglia: Girardengo,
poche parole dette prima ai compagni:
Se non dovessi tornare
pensate voi a quei lupetti....
Si cammina si conosce, si ricorda.
Berignone ti conquista , ti sconvolge,ti fà riflettere.

lunedì 16 novembre 2009

ministramberia

Su di un cavolo nero
pensava il bruco
che odore che ha!
ci faccio un bel buco.
Lo vide Maresco
e restò perplesso
lo schiaccio col dito
e lo fò fuori adesso?.
Poi le venne alla mente
le tante minestrecol cavolo nero
mangiate nei campi
quardò il bruco e disse:
sarà meglio che tu campi...........

domenica 15 novembre 2009

La collina e il contadino

Eccomi ancora a camminare nei sentieri della collina,
che conosco da senpre.
Quante trasformazioni ho visto
nel bene e nel male.
trasformata da braccia sapienti
e coltivata con amore
da contadini tenaci ma mai ricompensati,
costretti all'abbandono perchè non capiti,
quanto era necessario il loro lavoro.
Tante braccia e cervelli capaci
rapinati per la fabbrica.
La collina ha conosciuto l'abbandono
intere coltivazioni lasciate nell'incuria,
ulivi e vigna coperti da gramigne e rovi.
Poi la lenta rinascita
coltivata di nuovo con metodi moderni
da coltivatori figli della migliore tradizione contadina.
Io alla mia età posso solo camminare
soffermarmi scambiare qualche parola,
e costatare che la collina
se coltivata risponde.
Che avventura e che grande scommessa è lavorare la terra!
lottare con gli elementi naturali e le stagioni
Ma duro è di più combattere contro la mentalità
di chi considera il mondo contadino
un serbatoio da cui attingere manodopera,
ho il terreno come un investimento speculativo.
Siamo ancora una volta ad un bivio
il contadino è sul punto di abbandonare
strozzato dalle spese e dalle magre retribuzioni.
Io anche stamattina ho camminato in collina,
bella, coltivata, ma per quanto?
Gli uomini dei convegni, delle parole vuote
che ripetono da sempre la stessa litania:
-la salvaguardia del lavoro agricolo
è necessaria al paese ecc ecc.-
Poi lasciano il contadino a se stesso
in mano a gretti speculatori
pagando i prodotti un prezzo che non ripaga le spese.
Domani a Roma sfileranno in protesta
non è una manifestazione politica
ma una manifestazione per sopravvivere.
Ho fiducia, è giunto il momento di capire:
Senza il contadino finisce la bellezza delle nostre campagne.

mercoledì 11 novembre 2009

il vento della luna- ultima lettura

Alla mia età tornano sempre alla mente episodi di vita vissuta, poi faccio il confronto con l'oggi. Questa sera ho finito di leggere il libro sopra citato di Antonio Mugnos Molina, ho trovato in quel libro la conferma che chi lavorava la terra era trattato uguale in tutto il mondo. Il libro parla del passato,precisamente dell'anno 1969, con riferimenti alla guerra civile in Spagna. Scopro che anche in Spagna c'era la mezzadria, c'era il duro lavorare manualmente come da noi, la cura degli orti, degli ulivi,la stessa vita che da noi, l'acqua attinta dal pozzo , lo spostamento con il mulo con l'asino, la cura maniacale nel preparare i semi, mi viene alla mente Neno il mio amico del racconto del mio primo libro: tante zucche, ognuna conteneva un seme diverso appese in colombaia.
Il mondo che rievoca Molina, e uguale a quello della mia infanzia quando lavorare la terra era produrrere senza violentare il territorio, non come fanno adesso:arature profonde e verticali alle colline, monocoltura, concimazione forzata e chimica, la violenza dei diserbanti che uccidono erbe e insetti.Allora si coltivava seguendo la rotazione delle colture, si ripulivano i fossi orizzontali alle colline,l'acqua defluiva a valle lentamente, i cigli non venivano sovraccaricati come adesso e non franavano. Si rispettava la natura come un bene prezioso non come ora cercando solo profitto. Solo il doloroso ricordo pensando al passato della ingordigia di proprietari terrieri che trattavano il contadino come uno schiavo.E come parla nel finale quando guarda i grattaceli e non vede più gli orti e le grandi distese degli uliveti. La realtà ai miei occhi è uguale: non vedo più nel piano i tanti filari di pioppi,i campi seminati a grano, ma vedo gli enormi capannoni di Ponte a Egola,S.Croce,la gigantesca costruzione dell'interporto, i centri commerciali.... Mi ricordo,il piano di Granaiolo,vanto della fertile vald'Elsa,ora cassa d'espansione.
E l'aqua: che arriva a valle portando tutto, terra, foglie, piante sradicate; intasando i tubicini delle urbanizzazioni fatte al risparmio. Questo libro mi ha fatto ricordare il passato e riflettere su come viviamo oggi,poi Molina da quel grande scrittore che è nel descrivere la realtà mi ha conquistato e non da ora. Non per nulla un suo scritto apre il mio primo libro:-come ci si può concedere la frivolezza di inventare quando tante vite meritano di essere raccontate.- E in questo libro:- Ogni mattina ritorno da un viaggio lunghissimo quando al risveglio vedo dalla finestra una foresta di grattaceli scuri dove comincia ad accendersi qualche luce,- lo consiglio.

lunedì 9 novembre 2009

FRA FUCECCHIO E CERRETO. TREKING.

Pomeriggio nuvoloso ma non freddo, ideale per fare una lunga camminata oltre l'Arno.
Abbiamo lasciato l'auto a Fucecchio dopo il semaforo di via delle Fornaci all'incrocio delle due strade che vanno nelle due direzioni ma sempre verso la collina del cerretano: via Valbugiana e via Valpinzana. Abbiamo iniziato il cammino in via Valpinzana asfaltata e in pari per un km, poi la strada si impenna verso la collina e in trecentometri siamo in cima alla salita. Quì diventa bianca e spiana, siamo già nel comune di Cerreto Guidi. Per un km si cammina sul crinale e passando rievoco a Chiara i tanti ricordi di quando abitavo a Poggio Tempesti negli anni 50 ogni casa un episodio, un personaggio,vedi dico: là ci stava la famiglia Tinacci, grandi amici, abitavamo vicini a Castelfiorentino e quando dicemmo che tornavamo lontano dissero a mio padre: c'è la possibilità di tornare vicini a voialtri? mio padre si informò e seppe che c'era un podere vicino dove ancora non era allogato,si diceva così di un podere senza mezzadro, a farla corta nello stesso anno ritornammo vicini. Mi ricordo, dico a mia moglie, quando sposò Ivan uno dei Tinacci il pranzo di nozze lo fecero in casa. Che pranzo! i cuochi della televisione impallidirebbero a sentire il sapore delle tante pietanze cucinate da un cuoco contadino di allora.
Altra casa e poi il terreno che coltivavamo noi, ecco ora la madonnina, prima c'era un cipresso, -altro ricordo, venne a me e ad un altro compagno l'idea di mettere una bandiera rossa il 21 gennaio sulla punta del cipresso, portammo a mezzanotte una scala per salire sino ai rami, poi a bandiera arrotolata cominciai a salire fra i rami, arrivai quasi alla punta del cipresso, svolsi la bandiera la issai in alto, legai l'asta e soddisfatto cominciai la discesa. Il cipresso è fatto a ombrello, salire è facile ma a scendere si chiudono i rami. A farla corta ci misi due ore a trovare il passaggio. Arrivai a terra ero spogliato e sudato malgrado fosse sotto zero. Ma al mattino la bandiera sventolava, vennero i carabinieri la guardarono e scuotendo la testa andarono via, così mi dissero. nessuno seppe che ero stato io,certo si diceva deve essere stato uno bravo a salire fino lassù. Ma che bravo, rischiai di rimanere a fare compagnia alla bandiera. Ora il cipresso non c'è più, come le bandiere rosse.....-
Eccoci arrivati nel punto più alto in via val di Nebbia da quì il panorama più bello che il cerretese ha! basta guardare girandoci;a oriente si vede sino alla montagnola senese a sud san Miniato e le colline di Montaione, a ovest il monte Serra , vicino tutto il padule di Fucecchio, poi a nord dalle Apuane, tutti gli Appennini settentrionali, sotto vicino la Valdinievole da Montecarlo, Collodi, Montecatini, Monsummano. Poi tutto il montalbano con sotto Vinci. basta! bisogna andarci e vedere. Siamo scesi alla Capra,dove incontriamo la strada asfaltata per Cerreto, bel camminare nell'ampia banchina fino al bivio a destra che segnala Corniano avanti sino all'indicatore villa Petriolo a destra per questa indicazione in un paesaggio di ulivi, vigne cipressi, magia della collina toscana, ecco la villa fattoria Petriolo bella, secolare, circondata da cipressi favolosi,con intorno vigneti moderni e oliveti. Poi da li si scende fino in valle e per un km pari siamo alla macchina. Due ore e mezzo di cammino, osservando senza forzare, camminare e vedere, questo è il nostro motto condiviso anche da trek il nostro cane, lui fiuta e si sofferma quando incontra un cane della sua taglia, se è grande fila dritto ai miei piedi. Lo consiglio.

venerdì 6 novembre 2009

FABBRICA, MA è CAMPAGNA

Mi narrava un vecchio contadino molti anni fà, quando ero bambino e storpiavo qualche parola di un ragazzo figlio di un contadino che il padre le diede una sporta con degli arnesi da portare al fabbro per farli assottigliare. Abitavano distanti dal paese. Dopo due ore il ragazzo ritornò con gli arnesi uguali come li aveva portati. Il padre le disse: perchè non sono assottigliati? il ragazzo cianciuschiando disse: AL frabbo di frabbrica gle venuta la frebbe. Sembrava a me quasi uno scioglilingua.
Facciamo molte volte escursioni in posti nominati, ma non avrei mai creduto che in quel posto dal nome industriale FABBRICA, si trovasse una campagna e un paesaggio così bello.
Abbiamo camminato una giornata fra greggi di pecore,mucche, asini, tacchini, e infine nel finale uno stallone con decine di chianine; Agriturismi da favola, colline spoglie, cipressete sul crinale delle colline, con sullo sfondo le colline da il monte Voltraio, Volterra, Montecatini val di Cecina.Chianni. Poi le belle colline da Iano, e tutto il pecciolese.E la chicca di Monteloppio ad un km da Fabbrica. Fabbrica stessa, costuita a ridosso di una collina al riparo dalla tramontana affacciata sulla valdera con difronte Laiatico,paese di Bocelli e del teatro del silenzio a lui dedicato.
Al bando nomi celebri, se volete fare una escursione di un giorno in un paesaggio bellissimo e senza difficoltà andate a Fabbrica di Peccioli. Si raggiunge da Pontedera seguendo l'indicatore Volterra dopo La Stersa seguire per settecento metri verso Volterra e troverete sulla vostra destra l'indicature Fabbrica parcheggiate e buon cammino
LE foto sopra sono a dimostrazione di quello che ho scritto.

mercoledì 4 novembre 2009

Il portafoglio

Era la prima domenica di maggio di una quindicina di anni fà quando decidemmo di andare in pania come dicono in lucchesia. Partimmo presto da san Miniato e dopo avere attraversato in macchina la media valle del Serchio ci fermammo a Gallicano al forno per aquistare il pane e l'immancabile dolcetto locale, poi iniziammo la salita verso Molazzana, al paese ci rifornimmo di acqua e continuammo verso monte Piglionico, alla cappella dedicata ai partigiani lasciammo la macchina e, zaini in spalla cominciammo a salire sul sentiero sette verso il rifugio Rossi. Percorso noto, ma prima del prato c'era già molta neve. Anche se Maggio la tanta neve che si accumula in inverno nella parte nord dell'Uomo Morto tarda a sciogliersi. Molta fatica per giungere al rifugio Rossi,scegliemmo di proseguire senza fermarsi. quando giungemmo all'imbocco della valle dell'Inferno lo zaino mi pesava vidi una roccia scoperta mi appoggiai per sostare un poco. Mi appoggio con la mano alla roccia e con gli occhi in basso vedo fra la neve un qualcosa di scuro: prendo il bastone e scavo. Con sorpresa esce un portafoglio, lo faccio vedere a Chiara, l'apriamo e vediamo che ci sono patente e tanti soldi, lo richiudiamo lo metto nello zaino proponendomi di portarlo alla prima caserma dei carabinieri. Poi per tutta l'escursione scherziamo: chissà quante pacche nella chiocca pelata avrà preso dalla moglie quel tizzio! La salita in Pania fù dura, poi la discesa nella valle di Mosceta e il giro dietro il Pizzo delle Saette, a farla corta decidemmo al ritorno vista l'ora, di portare il portafoglio ai carabinieri di San Miniato il lunedì mattina. Appena giunti a casa aprimmo il portafoglio e con sorpresa vedemmo che era di un cappellano militare degli alpini di Cuneo, in un solo biglietto c'era un numero di telefono, feci il numero e mi rispose una signora in dialetto piemontese la quale mi disse: povero don Mario quanto ha sofferto, lo avverto subito. Le diedi il mio numero e dopo poco il don mi ritelefonò:miracolo!! gridò,poi mi spiegò tutta la trafila per cercarlo.-Ero venuto ad Aulla con le reclute per le esercitazioni a quel poligono.Avevo desiderio di scalare la Pania della Croce e con diverse reclute partimmo in treno da Aulla per Castelnuovo in Garfagnana, scesi dal treno siamo venuti marciando sino al rifugio Rossi dove abbiamo pernottato. Al mattino abbiamo scalato la Pania e siamo ritornati al treno,Li mi sono accorto che non avevo con me il portafoglio, credevo di averlo perso al rifugio ho telefonato e il gestore mi ha detto che non ha trovato niente, sono stato scortese perchè ero convinto di averlo perso lì. Ora mi ritorna alla mente che ho tirato fuori la giacca a vento dallo zaino-. Le dico quello che c'era nel portafoglio e tornava tutto. Il portafoglio era da metà Gennaio che stava sotto la neve, tutto, i soldi e i documenti erano intatti, miracolo! questo lo dico io! se era il mio di finta pelle..... ma il cappellano lo aveva in pelle. Al mattino mi reco dai carabinieri i quali fatto l'inventario lo hanno spedito. Il sabato verso le undici mi telefona don Mario e mi comunica del'arrivo del portafoglio. I tanti soldi, 1milione e cinquecentomila lire erano anche delle reclute. Tutto bene quel che finisce bene... -dirò una preghiera per lei in ogni messa disse don Mario-, dopo 15 giorni arrivò una cartolina benedetta da Lurdis, il giorno dopo mi slogai il braccio destro,un mese ingessato. Sarà che non sono predisposto a raccomandazioni divine..................

lunedì 2 novembre 2009

tramonti visti da casa

Cigoli al tramonto
monte serra
le panie Apuane

la frittata rigirata

Ascolto e vedo al t.g Toscana una notizia che mi fa andare il sangue alla testa:Il sindaco di Coreglia Altiminelli, un paese della media valle del Serchio si è incatenato per inpedire la chiusura parsiale dell'ufficio postale. Certamente sono solidale con lui, ogni cosa che si toglie ai paesi e alle campagne e un invito all'abbandono.
Si sacrifica nel nome del risparmio sempre sulla testa dei territori montani e di campagna. Ma dove sono finiti i tanti discorsi sul rilancio della montagna, delle campagne fatte in decine di convegni,tavole più o meno rotonde, dibattiti televisivi, se poi si chiudono ospedali, scuole ed altri servizi alle popolazioni?.
Mi ricordo tanti anni fà quando mi opponevo alla chiusura di una scuola elementare nel mio comune argomentata dal direttore del circolo didattico con i pochi bimbi nella frazione. Allora argomentai: ogni cosa che si allontana dalle campagne crea disagio e invita all'abbandono, il direttore diceva che era nell'interesse anche dei bambini andare in una scuola di un centro faranno esperianza e non citeranno nei temi solo vacche e conigli.
Giorni fà ho visto un servizio ad Antenna cinque sulla scuola, Il circondario ha sua richiesta nomina le fattorie disposte a far vedere ai bambini il bestiame, le cantine e cosaltro che oggi i bambini non vedono.Scusate il termine: Facciamo fare agli abitanti delle campagne da potta e da culo! Prima si invita a rimanere nelle campagne nel nome dall'ambiente, dei prodotti genuini ecc.... Nello stesso tempo si tolgono tutti i servizi per la sopravvivenza. Bambini costretti a lunghe trasferte per andare a scuola,per non parlare dei disagi per raggiungere un ospedale, un ufficio ecc...
Si toglieva un tempo i bambini da vedere solo gli animali, ora si riportano a vederli. Non vorrei che un giorno non lontano arrivasse a Lucca un pulmino con i bambini di Coreglia a visitare un ufficio postale. I NOSTRI BRAVI CERVELLONI CHE DIRIGONO LO CHIAMERANNO INTERSCAMBIO????????
Speriamo non avvenga ma se nel degrado e nell'abbandono arriva una alluvione si troveranno i soldi per ripristinare... Non sarebbe meglio spenderle meno per chi la campagna difende con la prevenzione vivendoci????

domenica 1 novembre 2009

ARGILLE DI TOSCANA

Quanti anni ho lavorato la terra delle argille, quanto ho camminato sulla terra delle argille. Chi non le conosce può trovarle ostili. Cambiano in modo radicale a seconda delle stagioni, del clima, del frumento, del fieno; se abbandonate dai coltivatori imbarbariscono sino a diventare selvagge. Ma chi le conosce bene sa come coltivarle, non puoi lavorarle quando vuoi, hanno un carattere:non puoi coltivarle come vuoi tu, ci sono periodi, ci sono piante che non richiedono, basta sapere e ti ricompenseranno.
Questo è il mondo delle argille, poggi,piagge, calanchi,vogliono aria,sole, pioggia a seconda della stagione. Sono fragili in inverno nei pendii scoscesi, basta una pioggia più intensa e franano; nell'estate tutto inaridisce, poche piante resistono, tutto inaridisce e secca. Non cercare sorgenti dove sono loro, solo l'acqua piovana resiste in piccoli laghetti nei fondovalle. Ma è uno spettacolo di natura in primavera, le enormi piagge col frumento verde ondeggiato dal vento, sembra mare, le erbe da fieno: sulla e lupinella col suo rosso intenso il primo il rosa tenue il secondo colorano immense distese, e nei cigli,nei calanchi un trionfo del giallo della ginestra, e rose canine bianco o rosa,il fiore del susino selvaggio e del biancospino.
Io che in gioventu ho lavorato nelle piagge, ho vissuto stagioni di piaggia e di sole. Ho desiderato la pioggia sugli arida terra, ho sentito il sibilo del maestrale, o la fredda tramontana, ho visto cadere la pioggia in inverno.
Ora che da pensionato le posso ammirare nella loro bellezza, cammino senza timore nelle immense distese ondulate, tutto è davanti a mè, vedo all'infinito, non puoi perderti, e tutto lì davanti a te; solo in lontananza qualche cipresso vicino una casa, un colle, una tortuosa strada bianca. Guardi lontano e vedi un paese. E i paesi, costruiti su colli spogli, al riparo della tramontana, con i mattoni rosicchiati dal tempo, tetti incrostati di licheni,polvere,abbronzati dal sole, circondati da esili cipressi. E la gente, quella semplice, che ti saluta quando attraversi il paese, fiera di mostrarti il loro passato, la storia scritta con muri, archi,torri, chiese, castelli, selciato.
Argille di Toscana, quanto vi ammiro, che silenzi,che brezze in primavera, sembra tutto statico ma c'è vita.Guardi il silenzioso frullare delle allodole, odi il gracchiare della gazza ladra o nella forra la ghiandaia, ogni poco il frusciare della lucertola, poi è silenzio di nuovo, vedi in lontananza un gregge, dei vitelli al pascolo. E le nuvole in cielo rincorse dal vento, vedi le loro ombre creare rapidi chiaroscuri fantastici. E le strade bianche tortuose, un poco sconnesse, attraversate da rigoli creati dalla pioggia con cigli alti ai lati ricoperti da ginestre e rose canine con spesso ai lati esili cipressi. Quante di queste strade ho percorso nel tempo meravigliandomi.Sono le regine del paesaggio Toscano, immense e belle, aride e spoglie, all'apparenza povere, danno ricchezza al nostro mondo fatto di spazi infiniti e di bellezza unica.
Ecco il mondo delle argille, il mio mondo,dove ho lavorato e camminato tanto.